Tutti cercano un mondo ideale in cui nessuno viva nel bisogno e dove tutti siano soddisfatti della loro vita.
E’ un mondo dove le persone non sono una minaccia o un pericolo, ma sono l’opportunità di esprimere la propria personalità, per servire gli altri con i propri doni, con se stessi.
Che mondo sarebbe se vivessimo con un grande desiderio di soddisfare i bisogni degli altri, sapendo che abbiamo le risposte giuste per loro e che noi siamo una soluzione ai loro problemi. Se tutti vivessero con questa consapevolezza e desiderio, ognuno potrebbe anche sapere e sperare che gli altri faranno lo stesso per lui. In questo mondo ideale è una certezza che tutti pensino allo stesso modo, concentrati a dare il meglio di sé agli altri, incondizionatamente e gratuitamente, sulla base della libera scelta, in modo che colui che riceve possa ottenere tutto ciò di cui ha bisogno, agendo poi egli allo stesso modo verso gli altri.
C’è un semplice ciclo di vita biologica, ma anche un altro, spirituale. La vita non si ferma mai. E’ costantemente in movimento e deve circolare. Se la vita non scorre, c’è un problema.
In questo mondo ideale, non c’è competizione, dal momento che l’attenzione di tutti i suoi abitanti non è l’aspettativa che saranno amati, ma la possibilità di amare. Pertanto, non ti aspetti di cambiare gli altri, di fare qualcosa per te, ma la tua soddisfazione sta nel fatto che puoi dare quello che sei, che sei autentico e che vivi secondo il tuo scopo. Che mondo sarebbe! Dal momento in cui tutti danno, nessuno è nel bisogno. Se vogliamo tradurlo in termini economici, si parla di concetti di domanda e offerta. La linea di principio che muove l’economia è che l’offerta esiste perché esiste una domanda. La domanda diventa un problema sociale se non c’è una offerta che possa soddisfarla. In un mondo ideale, ogni persona può offrirsi per rispondere alle necessità degli altri, in modo che nessun bisogno insoddisfatto diventi un problema sociale. Siamo più felici quando diamo che quando riceviamo perché è il dare che corrisponde alla realizzazione di noi stessi. Questo atteggiamento è anche una garanzia che, se dovessimo noi trovarci nel bisogno, qualcuno provvederebbe a soddisfarlo.
Un giovane insegnante, che visse circa 2000 anni fa, ha ribadito con forza questo principio. Ha insegnato: “Date, e vi sarà dato: vi sarà versata in seno una buona misura, pigiata, scossa, traboccante; perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi.” (Lc 6, 38). Il giovane rabbino di nome Gesù è vissuto a Nazareth. Tra le altre cose, diceva che chi vuole essere grande in questo mondo ideale deve imparare a servire, dare sè stesso agli altri. Tutti sono ancora alla ricerca del mondo di cui parla Gesù, come se ancora debba venire da altrove (ad esempio da un altro pianeta o galassia). Ma tutti devono sapere che il regno dei cieli è “atterrato” sul pianeta Terra attraverso di Lui che è venuto da un altro mondo – da una dimensione eterna. Ed è Gesù Cristo, il Figlio di Dio, che il Padre ha mandato a compiere questa missione. Questo mondo ideale è il regno dei cieli che Adamo aveva perduto ma che Dio ha di nuovo dato agli uomini per mezzo di Gesù. Questo regno è già qui tra noi e in noi. E Dio vuole diffonderlo attraverso di noi, in modo che tutti possano vivere felici.
Il regno dei cieli funziona mediante la fede nell’amore. L’amore non è un’emozione. Si tratta di una decisione responsabile di servire sè stessi agli altri, liberi, senza secondi fini, senza condizioni, in modo che tutti possano, a loro volta, dare il meglio di sè stessi agli altri. Questo è il modo in cui Gesù ci ha amati. Ha iniziato questo processo, un nuovo ciclo di vita e ora tocca a noi tenerlo attivo. Questo fu il suo comandamento più importante: “Come io vi ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri.”. (Gv 13, 34)
C’è solo un ostacolo, che può corrompere o deviare il fiume della vita (Ez 47) – l’egoismo dell’uomo che preferisce tenere per sé ciò che gli è stato dato, invece di condividere, in modo da dare agli altri. E’ vero invece che al giorno d’oggi la gente ha paura di amare, per paura di dare tutto ciò che ha al servizio degli altri, convinti di perdere la sicurezza ed il controllo, mentre in realtà questo è l’unico modo per una sana auto-realizzazione.
Il giovane insegnante di Nazareth nella sua prima dichiarazione pubblica, che è riportata in Matteo, ha detto che per essere in grado di vivere in questo mondo ideale, come i suoi cittadini vivono, si deve cambiare mentalità (Mt 4, 17). Egli ha chiarito ai suoi più stretti allievi che, per poter agire come ha agito lui, è necessario negare se stessi, rinunciare all’egoismo e concentrarsi sui bisogni degli altri. Il regno dei cieli è già in noi, qui. Se cambiamo mentalità, lo sperimenteremo nella nostra vita fin da ora.
Pubblicato sulla rivista “Miriam” 4/2010