Raramente l’uomo riesce ad avere pace, ma soprattutto difficilmente riesce perfino ad aspirarvi sinceramente, perché è facile equivocarne il significato. Pertanto, risulta utile porsi la seguente domanda: che cos’è la pace?
Ho posto la domanda ad un gruppo di cristiani riuniti per condividere la Parola e pregare. Per alcuni, la pace è “la tranquillità del cuore che risiede in me”; per altri, “l’assenza di problemi”; altri ancora la definiscono come “il silenzio interiore, sia nel cuore che nei pensieri”. Altri ancora la identificano con “l’assenza di emozioni tumultuose” o “l’assenza di tristezza”, mentre per alcuni è semplicemente “avere una coscienza pulita”. Dunque per loro la pace dipende dalla presenza o assenza di problemi, agitazioni emotive o nei pensieri, pesi da sopportare o peccati da affrontare.
Anche i dizionari, che non sono fatti solo per i cristiani, dicono che la parola “pace” è un sinonimo di assenza di conflitto o di agitazione. Per cui, per esempio, se Russia e Ucraina, o Israele e palestinesi cessassero le ostilità, si avrebbe la pace. Così come nelle relazioni coniugali turbolente, la pace si avrebbe quando non ci fossero conflitti o divisioni e liti tra i coniugi.
Il punto è che Gesù, che durante l’ultima cena ha detto ai suoi: “Vi do la mia pace! (Giovanni 14,27)”, prima che la cena finisse ha anche aggiunto: “Nel mondo avrete tribolazione” (Giovanni 16,33)” e prima della stessa cena aveva così avvertito gli apostoli: “Metteranno a morte parecchi di voi e sarete odiati da tutti a causa del mio nome” (Luca 21,16-17).
Se dunque ragioniamo sulla base di quello che generalmente si intende per pace, anche nei circoli cristiani, le parole di Gesù sembrano in aperta contraddizione tra loro. Lui infatti dice di dare la sua pace ai suoi discepoli, ma promette loro che sicuramente non l’avranno. E se, come abbiamo visto prima, pensiamo che la pace sia sinonimo di tranquillità e assenza di problemi, guerre e conflitti, non torna niente.
Ci deve essere qualcosa che ci sfugge. Nella sera in cui fu arrestato, mentre era ancora a tavola con i suoi, Gesù disse che il Padre avrebbe mandato loro lo Spirito Santo (Giovanni 14,26) e aggiunse: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore” (Giovanni 14,27). Dopo continuò dicendo: “Io me ne vado… sarete odiati a causa mia … sarete rifiutati e uccisi … sarete dispersi … mi lascerete solo … abbiate pace in me … nel mondo avrete tribolazione, ma fatevi animo, io ho vinto il mondo”.
Quindi, è per rassicurarli che avrebbero superato il terribile momento della sua morte e delle successive e conseguenti loro tribolazioni, che disse: “Vi do la mia pace“, promettendo che avrebbero ricevuto lo Spirito Santo.
Ora, quello che mi ha fatto tanto riflettere è che, da un lato distingue “la sua pace” da quella “del mondo”; dall’altro, la sua pace dipende dalla venuta dello Spirito Santo. Inoltre, se la pace fosse semplicemente l’assenza di conflitto (armato, emotivo di pensieri, eccetera), come potremmo spiegare ciò che disse Gesù: “Non pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma spada” (Matteo 10,34)?
Allora, vediamo meglio cosa intende Gesù per pace. Andiamo al cuore delle sue parole per non conformarci alla mentalità del mondo, non fraintendere il Signore e non avere false aspettative.
Che cos’è la pace secondo il Principe della Pace, Gesù Cristo?
Gesù dette ai suoi la sua pace durante l’ultima cena e dopo la sua risurrezione. È tutto concentrato alla fine della sua vita e soprattutto dopo la sua morte quando il fatidico “pace a voi!” iniziava tutti i suoi discorsi da risorto ai suoi discepoli.
La pace è dipendente e strettamente connessa alla risurrezione ed alla venuta dello Spirito Santo sui discepoli di Gesù.
La pace, innanzitutto, è la pace che Gesù dona. Non è qualcosa che reattivamente nasce dentro di noi come conseguenza di eventi esterni o interni. Come ha affermato Gesù: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore“. Cioè, nonostante i problemi possano sorgere, non dovremmo temere, poiché possediamo la sua pace, la pace di colui che risorgendo ha sconfitto la morte, che è il più grave dei problemi che un essere umano possa mai avere.
Inoltre, poco prima del suo arresto, Gesù ha aggiunto: “Vi ho detto queste cose affinché abbiate pace in me. Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo” (Giovanni 16,33). Pertanto, non solo la pace vera è quella di Gesù, ma possiamo possederla solo in Lui! Infatti, dice ancora: “Vi ho detto queste cose (tutto ciò che ha detto e fatto durante l’ultima cena: ha lavato loro i piedi, ha promesso lo Spirito Santo, ha anticipato il suo ritorno al Padre e l’invio dello Spirito Santo, ha detto che dimorerà in loro e di non litigare tra di loro per chi fosse il più grande, N.d.A.) affinché abbiate pace in me” (parola che in greco significa “in me”, o “con me”, oppure anche “a causa mia”).
Egli ci assicura che potremo affrontare tribolazioni nel mondo, ma ci incoraggia a mantenere la fiducia in Lui, poiché Egli ha vinto il mondo, compresa la morte, a cui umanamente non c’è rimedio.
Quindi, la pace di Gesù non è l’assenza di tribolazioni, ma la certezza della vittoria su ogni problema, compresa la morte.
La risurrezione è la prova della vittoria e lo Spirito Santo ne è il nostro testimone interiore.
Ho pace dunque quando la Parola di Dio mi diventa logica; quando mentre vivo la mia vita nelle difficoltà di ogni giorno mi fido di Gesù, confido nel suo intervento e mi affido a lui: perché Dio fa tutto bene sempre e guida i miei passi. E se anche dovessi affrontare il più tragico dei momenti, la morte, so che non ha l’ultima parola su di me.
La pace è uno stato interiore di sereno e fiducioso abbandono a Dio: Gesù ha vinto il mondo risorgendo dai morti. Mi tiene sempre per mano, non mi lascia mai un momento e fa di me un segno. Se ho la pace di Gesù, è perfino logico che se credo in lui, anche se muoio, vivrò.